Scritto da: Vittorio Ramundi
Perché i ragazzi, le nuove generazioni sono tagliate fuori da tutto?
A questa domanda non può rispondere nessuno. Perché? Noi siamo i primi a dover rispondere. È colpa nostra.
Si è colpa nostra.
Vediamo cose che non vanno bene sia nelle piccole realtà sia al livello nazionale e non facciamo niente, lasciamo passare tutto.
La risposta più brutta che ho sentito è “A me cosa importa?”. Questa è la nostra generazione.
La generazione dei disinteressati volontari.
Sicuramente è colpa nostra che non ci interessiamo, sicuramente è colpa nostra che permettiamo tutto a tutti.
Però non tutto è da imputare sulle nostre spalle. La classe dirigente che abbiamo e che abbiamo avuto in passato non si è mai dimostrata disposta ad allargare gli orizzonti a quelli che poi avrebbero dovuto guidare il Paese, non hanno voluto dare spazio a chi era capace.
Oggi ne stiamo pagando ancora di più le conseguenze.
Purtroppo più si va avanti e più i giovani vengono messi in disparte oppure vengono messi in una condizione per la quale si vedono costretti ad emigrare per poter sfruttare al meglio le proprie risorse e facoltà.
Nel ’68 ci fu la rivolta degli studenti e fu veramente una rivoluzione culturale e sociale. Oggi? Avremo mai le capacità e soprattutto la voglia di farne un’altra?
Io penso proprio di no!
C’è troppo permissivismo, c’è troppo benessere, siamo stati trattati sempre come dei “figli di papà” e così abbiamo perso la lucidità, quella consapevolezza per la quale un tempo ci fu una rivoluzione giovanile!
Allora si, è colpa nostra perché questa è una condizione che accettiamo anche noi, ce lo stiamo cercando l’isolamento culturale e sociale.
Sicuramente non verrà un aiuto dall’alto. Se iniziamo ad aprire gli occhi ed iniziamo a renderci conto che ci stanno imbottigliando forse potremmo avere una possibilità, altrimenti cresceremo e vivremo così come siamo nati: culturalmente e socialmente precari.
Perché i ragazzi, le nuove generazioni sono tagliate fuori da tutto?
A questa domanda non può rispondere nessuno. Perché? Noi siamo i primi a dover rispondere. È colpa nostra.
Si è colpa nostra.
Vediamo cose che non vanno bene sia nelle piccole realtà sia al livello nazionale e non facciamo niente, lasciamo passare tutto.
La risposta più brutta che ho sentito è “A me cosa importa?”. Questa è la nostra generazione.
La generazione dei disinteressati volontari.
Sicuramente è colpa nostra che non ci interessiamo, sicuramente è colpa nostra che permettiamo tutto a tutti.
Però non tutto è da imputare sulle nostre spalle. La classe dirigente che abbiamo e che abbiamo avuto in passato non si è mai dimostrata disposta ad allargare gli orizzonti a quelli che poi avrebbero dovuto guidare il Paese, non hanno voluto dare spazio a chi era capace.
Oggi ne stiamo pagando ancora di più le conseguenze.
Purtroppo più si va avanti e più i giovani vengono messi in disparte oppure vengono messi in una condizione per la quale si vedono costretti ad emigrare per poter sfruttare al meglio le proprie risorse e facoltà.
Nel ’68 ci fu la rivolta degli studenti e fu veramente una rivoluzione culturale e sociale. Oggi? Avremo mai le capacità e soprattutto la voglia di farne un’altra?
Io penso proprio di no!
C’è troppo permissivismo, c’è troppo benessere, siamo stati trattati sempre come dei “figli di papà” e così abbiamo perso la lucidità, quella consapevolezza per la quale un tempo ci fu una rivoluzione giovanile!
Allora si, è colpa nostra perché questa è una condizione che accettiamo anche noi, ce lo stiamo cercando l’isolamento culturale e sociale.
Sicuramente non verrà un aiuto dall’alto. Se iniziamo ad aprire gli occhi ed iniziamo a renderci conto che ci stanno imbottigliando forse potremmo avere una possibilità, altrimenti cresceremo e vivremo così come siamo nati: culturalmente e socialmente precari.